Il caso del gruppo Facebook “Mia Moglie”: violenza digitale

Il caso del gruppo Facebook “Mia Moglie”: violenza digitale

Ha fatto scalpore la notizia della chiusura del gruppo Facebook “Mia Moglie”, un contenitore da oltre 30mila iscritti dove circolavano immagini intime di donne spesso senza consenso, accompagnate da commenti sessisti e violenti. Dopo centinaia di segnalazioni, Meta ha deciso di rimuovere il gruppo per violazione delle proprie policy, mentre la Polizia Postale ha raccolto oltre un migliaio di denunce in poche ore.

Un episodio che rappresenta una vera e propria ferita digitale: un abuso di fiducia, un utilizzo distorto della sessualità, privo di qualsiasi forma di rispetto o condivisione.

Noi, Marina e Alessio: la complicità contro la violenza

Chi ci segue sa che noi – Marina e Alessio – lavoriamo ogni giorno per mostrare un altro volto della coppia. Nel nostro percorso raccontiamo dinamiche di apertura, di esplorazione e persino di pratiche come il cuckold, ma sempre e soltanto con un elemento imprescindibile: il consenso.

Da fuori, lo sappiamo bene, può sembrare tutto il contrario: un rapporto “dispari”, fatto di tradimenti, di esposizione del partner, di ruoli apparentemente sbilanciati. Ma la realtà è molto diversa. Ciò che da lontano può sembrare un torto o un’umiliazione, dall’interno è un legame d’amore profondissimo.

Perché? Perché ci vuole una fiducia immensa per mettersi a nudo così tanto.

  • Fiducia nel partner, che non tradisce mai la tua essenza.

  • Fiducia in sé stessi, nel concedersi di vivere un desiderio autentico senza paura del giudizio.

  • Fiducia nel legame di coppia, che diventa il contenitore sicuro dentro cui anche la provocazione più estrema resta gioco e condivisione.

Il cuckold, la sottomissione, l’esposizione non sono atti di violenza se scelti e desiderati: sono atti d’amore, perché ti affidi all’altro come non faresti con nessuno. E quando si decide di attraversare queste dinamiche, non lo si fa per togliere qualcosa alla coppia, ma per aggiungere intensità, emozioni e complicità.

Dal tradimento alla fiducia: la chiave è il consenso

Molti pensano che pratiche come il cuckold o la sottomissione siano legate alla disparità o all’umiliazione. In realtà, se vissute con il giusto spirito, sono esattamente l’opposto: sono strumenti di intimità consapevole.

  • Se scelgo di essere sottomesso, è perché provo piacere in quella dimensione, non perché devo accontentare qualcuno.

  • Se decido di essere un “oggetto” in una dinamica, lo faccio perché è un mio desiderio, non perché viziato da pressioni o manipolazioni.

  • Se condivido il mio partner, lo faccio per rafforzare la nostra complicità, non per esercitare un potere su di lei.

Ecco la differenza tra ciò che è violenza e ciò che è sperimentazione erotica: nel primo caso manca la volontà, nel secondo è la volontà a guidare tutto.

Perché il caso “Mia Moglie” ci riguarda tutti

Parlare di questo gruppo non significa solo condannare un abuso digitale, ma anche ribadire che la sessualità adulta e consapevole non ha nulla a che vedere con l’uso illecito di immagini o con la violenza.

Noi ci dissociamo totalmente da quelle logiche e invitiamo chiunque, come facciamo noi, a segnalare immediatamentegruppi simili. La violenza non è mai accettabile.

La nostra promessa

Il nostro lavoro è elevare la coppia alla massima complicità:

  • dare spazio al desiderio, anche nelle forme più insolite;

  • distinguere sempre tra piacere consapevole e abuso;

  • raccontare che persino nel gioco del cuckold o nella sottomissione può esserci un’incredibile solidità di coppia, quando a guidare tutto è il consenso.

Conclusione

Il caso del gruppo Facebook “Mia Moglie” ci ricorda che senza consenso non c’è erotismo, ma solo violenza.
Noi crediamo invece nella libertà della coppia di reinventarsi, di provare, di giocare. Sempre con la certezza che ogni scelta nasca dal desiderio autentico.

👉 Seguiteci qui sul blog e su Instagram: presto vi sveleremo dinamiche e retroscena su chi ha popolato questi gruppi, cose che nessuno vi ha ancora raccontato.

 

E ricordate: se incontrate spazi digitali di violenza, fate come noi. Segnalate. Sempre.

wyylde

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